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Artisti: Massimo Teodorani, astrofisico, ricercatore, divulgatore scientifico, compositore di musica elettronica

La figura di Massimo Teodorani è certamente anomala rispetto agli altri artisti ospitati su Tolkieniana. Novello “Uomo del Rinascimento”, Massimo è capace come pochi altri di conciliare il rigore del metodo scientifico col sense of wonder che caratterizza la scienza di frontiera. Chi scrive ha sempre creduto che nell’autentica persona di cultura umanesimo e scienza, razionalità e capacità di sognare (subcreare, avrebbe scritto Tolkien) convivono senza problemi.

Ed è veramente un piacere ospitare un tale esempio di come ciò si possa avverare.

“Iniziai a leggere Il Signore degli Anelli a 14 anni, e posso assicurare che mi lessi tutto il librone mentre ero in montagna sulle Dolomiti, seduto spesso solo un salice con il rumore di un torrente come background, oppure nel bel mezzo del bosco. Questo mi aiutava a vivere e a materializzare quella atmosfera, perché mi senso di appartenere a quell’Universo, tanto mi sembrava realistico, forse per merito della fantasia e la minuzia narrativa di Tolkien. E mi chiedevo per quale ragione io appartenessi a questo mondo e non a quello.

In seguito non lessi più altri libri di Tolkien, ma ho visto poi tutti i film dedicati a questa saga. Ero talmente impegnato con gli studi di matematica, fisica e astrofisica, e poi con l’analisi quantitativa tipica della procedura di ricerca delle scienze esatte, che questo mondo alternativo quasi scomparve dai miei orizzonti. Ma questa apparente indifferenza non durò così a lungo. Perché mi accorsi che proprio il mio mondo, quello della fisica e della cosmologia, mi prospettava la possibilità teorica dell’esistenza di altre dimensioni e di altri universi, soprattutto la “interpretazione a molti mondi” della meccanica quantistica di Everett Jr., la teoria delle superstringhe, e la teoria del Multiverso come ce la illustra Tegmark.

Infatti io ho spesso ritenuto che alcuni scrittori, come Tolkien, tramite la loro coscienza a volte abbiano accesso ad una specie di “biblioteca mentale” che ci informa su mondi alternativi al nostro, come se la nostra coscienza fosse l’unico “sensore” per poter captare anche queste realtà, per poi rappresentarle in narrativa, arte o musica. Mi sono sempre chiesto se questo non fosse successo anche al grande Tolkien.

Sei anni fa, dopo un lungo intervallo, ho deciso di rimettere le mani ai sintetizzatori e ai sequencer. Ho composto molti pezzi che poi ho pubblicato, dedicandoli a qualche tematica particolare, non solo del mondo della scienza o dello spazio ma anche di temi più “magici”, come se sentissi il bisogno impellente di divulgare qualche “messaggio” tramite la tecnica evocativa della musica. In fondo ho sempre ritenuto la musica elettronica, con tutto il suo potenziale creativo per via degli universi sonori e paesaggi mentali che riesce a creare, una compensazione all’eccesso di uso del mio emisfero sinistro: in fondo, poi i sintetizzatori uniscono la fantasia evocativa e creativa alla scienza e alla tecnologia e perfino alla matematica. Per due volte, proprio pensando all’ipotesi dei mondi paralleli, ma anche alle saghe celto-germaniche, a cui non so perché mi sento molto legato, mi venne in mente all’improvviso di comporre qualcosa sul mondo di Tolkien. Non pensavo solo ai mondi paralleli, ma anche alla perenne lotta tra il bene e il male, tra il buio e la luce, alla lotta per la verità e la giustizia, all’ascesi dello spirito, a “città-regno alternative” totalmente immerse nella natura, ai boschi che tanto mi attraggono. Allora misi le mani alle tastiere e, questa volta, senza programmare nulla, lasciai scorrere le mie mani sui tasti e sulla miriade di pulsanti come guidato da qualcosa, forse la stessa immagine idealizzata di Galadriel e ciò che rappresenta.”