skip to Main Content

Atlantis

LORENZO SCOLES
“… per approdare a quel mondo fantastico che tanti sta coinvolgendo di fronte a schermi grandissimi e, finalmente, con un suono degno di questo nome: è il mondo di uno scrittore che è sempre stato molto discusso.
Parliamone con chi lo ha seguito e lo ha vissuto più volte: Arturo Stàlteri.”

ARTURO STÀLTERI
“Stiamo parlando del SIGNORE DEGLI ANELLI di Tolkien, che ho letto per la prima volta quando ero poco più che adolescente: è stato subito un grande amore, folgorante; avevo iniziato a leggerlo una seconda volta a trent’anni… non l’ho finito perché in quell’occasione l’inconscio mi ha presentato il conto, ho vissuto un lungo periodo di forte inquietudine e per circa due anni mi sono dedicato solamente a libri molto rasserenanti, e Tolkien certamente non lo è, neanche nei suoi racconti più “chiari” ; lo sto rileggendo in questo periodo, in lingua originale.
Ho visto, naturalmente, il film di Ralph Bakshi, quello a cartoni animati uscito in Italia nel 1979 e ho atteso con trepidazione la nuova versione cinematografica di Peter Jackson, che ha portato per ora sullo schermo il primo libro della trilogia, anche se ha già completato l’intera opera.
Il film di Jackson ha, purtroppo, un grande, grandissimo difetto: dura solo tre ore…”

STACCO MUSICALE

L. S. : “… il nipote di J. R. R. Tolkien, Simon, ha aderito all’iniziativa di Jackson dando la sua disponibilità alla realizzazione della Trilogia, mentre il figlio di J. R. R. Tolkien, Christopher, padre di Simon (scrittore a sua volta), ha talmente dissentito dal ripudiare lo stesso Simon, in quanto traditore, a suo avviso, della filosofia tolkieniana. Arturo Stàlteri…”

A. S. : “ Anche se comprendo le resistenze di Christopher Tolkien, ritengo che Jackson abbia fatto un ottimo lavoro: intanto lui stesso sembra un hobbit!
Sono andato a vedere il film qualche giorno fa e già dopo pochi minuti dall’inizio mi sono ritrovato a pensare: – Peter Jackson ha capito tutto…-
Parliamone brevemente: la contea è perfetta, gli hobbit vengono dipinti come esseri indolenti, pigramente attaccabrighe, ma capaci di comportamenti assolutamente insospettati; Gandalf appare dapprima come un vecchio girovago, un po’ pazzerellone, che gioca con i fuochi d’artificio, ma lentamente la sua personalità cresce di spessore, si illumina, emerge il potente stregone dal carattere profondo ed inquieto.
L’incedere del film rispetta i tempi del libro: l’atmosfera, dopo una prima parte solare e rasserenante, lentamente diviene plumbea, soffocante…
Certo, il regista si è anche concesso delle libertà: ad esempio, la spada di Isildur, che si era spezzata durante la lotta con Sauron ed era stata in seguito ereditata da Aragorn (che nel libro la mostra con orgoglio), nella pellicola è invece conservata come una reliquia a Rivendell; Tom Bombadil, il personaggio che vive nella vecchia foresta, è completamente assente; Arwen, la creatura elfica interpretata da Liv Tyler, che nel film porta Frodo sul suo cavallo per proteggerlo dai cavalieri neri, in realtà nel libro di Tolkien appare ben piu tardi ed è un altro elfo, Glorfindel, a scortare l’hobbit fino alla casa di Elrond.
Comunque mi sento di giustificare queste ed altre licenze cinematografiche.
Da manuale invece il modo in cui Peter Jackson dipinge l’incerto confine tra il bene e il male che unifica l’intera trilogia: chiunque venga a contatto con le forze oscure, pur sconfiggendole, non sarà mai più lo stesso; l’inconscio, con le sue pulsioni ancestrali, si manifesta e si fa forza coercitiva… non è un caso infatti che alla fine del racconto i personaggi legati alla sfera del magico si ritirino nei Luoghi Imperituri, consegnando la Terra di Mezzo a una nuova realtà, in cui non c’è più posto per il fantastico.
Sarà la stirpe degli uomini ad ereditare il mondo, con i risultati che tutti ben conosciamo…”

STACCO MUSICALE

L. S. : “… è giunto il momento di estrarre di nuovo la spada dalla roccia con Re Arturo Stalteri.”

A. S. : “ E’ collegata telefonicamente con noi Nicoletta Vallorani, scrittrice di fantascienza, di noir e di gialli per bambini, premio URANIA nel 1992. Domanda: Nicoletta Vallorani, sempre maggiore è il desiderio di rifugiarsi nel fantastico, ed il successo del cinema e della letteratura “fantasy” lo dimostrano. La realtà è veramente così opprimente, o c’è dell’altro?”

N.V. : “La realtà è fatta di aspetti vari e molteplici e, come sempre, il lato positivo è legato a filo doppio a quello negativo, per cui, come afferma una grande scrittrice di fantastico americana, Ursula Le Guinn, non è pensabile una persona senza la sua ombra. Credo che la questione sia, non se la realtà è così oscura ed opprimente, ma se la realtà consente ancora , e secondo me li consente, spazi per l’immaginazione, che sono “il sale della vita.” –

A.S. : “ Perché, secondo lei , gli adolescenti sono così attratti dal “lato oscuro”, per dirla alla Darth Vader?”

N.V. : “ Probabilmente pedagogisti e psicologi darebbero una risposta più precisa della mia, anche se penso di poter dire qualcosa a proposito: ritengo che questo corteggiare il lato “noir” dell’esistenza a livello immaginario sia un modo di esorcizzare la paura del male, della crudeltà , della morte, della negatività: da adulti poi impariamo a discernere con maggiore consapevolezza (e forse anche questo e’discutibile) il confine che c’è tra il reale e l’immaginario.-

A. S.: “ E’ una paura che ci portiamo dentro fin dall’infanzia…”

N.V.: “ Certamente, e credo sia importante riconoscerla! Secondo me tanti adulti sono “disturbati” perche’ non accettano questo lato oscuro, e non sono semplicemente io a dirlo, prendo a prestito le mie affermazioni non solo dalla psicoanalisi ma anche da scrittori come Tolkien, come la Le Guinn, come la Rowling, la quale, tra l’altro, ripesca una tradizione antica e la rimescola.-

A.S. : “ Abbiamo citato Tolkien: qual è, secondo lei, la grande intuizione della Trilogia?”

N.V. : “ Credo che la grande intuizione di Tolkien sia proprio questa labilità del confine tra bene e male: mentre tutta la fantasy mi pare costruita (e questo lo dico più da lettrice, da appassionata, che da studiosa) sulla demarcazione netta tra positivo e negativo, per cui il personaggio cattivo è cattivo a tutti gli effetti e quello buono è chiaramente riconoscibile: questo è ancora abbastanza vero in Tolkien, ma è vero solo in superficie: in realtà nei suoi racconti i coefficienti di malvagità si confondono e anche la bontà non corrisponde esattamente allo stereotipo che ci aspetteremmo; ne è esempio lampante l’eroe di questa grande avventura, che tutto pare meno che un eroe e, per quanto lo diventi, sortisce sul lettore l’effetto “Mike Bongiorno” che rilevava Eco qualche tempo fa in DIARIO MINIMO: nessuno può sentirsi meno coraggioso di Frodo Baggins, per cui tutti possiamo diventare eroi.-

A.S. : “Nicoletta Vallorani, la ringrazio e le auguro buon lavoro.”

N.V. : “Grazie a voi, buonasera.-

STACCO MUSICALE

L.S. : “ …a proposito di fantasy, c’è stato un episodio nella cinematografia in cui alcuni attori sono stati vestiti, non di armature, ma di opportuni effetti visivi. Arturo Stàlteri…”

A.S. : “La prima pellicola dedicata al SIGNORE DEGLI ANELLI uscì in Italia nel 1979; il regista, Ralph Bakshi, era noto per avere portato sugli schermi con grande maestria FRITZ IL GATTO, il felino erotomane creato da Robert Crumb.
Per il suo film sul romanzo di Tolkien Bakshi aveva adoperato la tecnica del “rotoscope” ideata da max Fleischer nel 1917, che consisteva nel girare le scene con attori in carne ed ossa sovrapponendo poi i disegni sopra ogni fotogramma, ricalcando i movimenti “umani” (questo per ottenere un maggior realismo). In realta’ non sempre il “rotoscope” ottiene l’effetto desiderato e questo avviene anche per il film di Bakshi.
Il regista di Brooklyn aveva portato sullo schermo la prima meta’ della Trilogia, con l’intenzione di fare in seguito la seconda metà, ma problemi di incomprensione con la Warner lo hanno fatto desistere.
Personalmente, ho visto il suo SIGNORE DEGLI ANELLI tre volte al cinema, due volte alla televisione (la seconda volta registrandolo), poi ho acquistato la video cassetta ed ho comperato recentemente la versione americana in DVD.
Ciononostante debbo ammettere che il film ha parecchi difetti!
Intanto, i personaggi non convincono in pieno: Aragorn ha un aspetto assolutamente improbabile, molti dei terribili orchi indossano ridicole palandrane (tra l’altro nell’aspetto ricordano le più scontate maschere di carnevale), il Balrog (il demone che alberga nelle miniere di Moria), che nel film di Jackson è straordinariamente caratterizzato, in quello di Bakshi sembra un leone bipede alato… altri personaggi invece funzionano: Gollum è molto ben dipinto (è efficacemente delineato il suo conflitto interiore); anche Gandalf possiede una sua tormentata fierezza…

L. S. : “ Io devo spezzare una lancia in favore dei cavalieri neri…”

A.S. “Sono d’accordo: i cavalieri neri sono perfetti!
Tra l’altro debbo riconoscere che Peter Jackson ha preso spunto in più di una occasione dal film di Bakshi (secondo me se lo è visto più volte).
Ma, in conclusione, la prima versione cinematografica del romanzo di Tolkien risulta pesante, confusa, si ha l’impressione che il regista ad un certo punto del lavoro abbia perso il controllo della situazione: bisogna dire a sua difesa che si era imbarcato in un’impresa titanica!
Una curiosità: Jules Bass e Arthur Rankin hanno poi realizzato per la televisione statunitense un cartone animato che narra l’ultimo libro della Trilogia.
Comunque, detta così sembra che l’esperimento cinematografico di Bakshi sia un vero fallimento, in realtà amo molto il suo film, ma non chiedetemi perché!”

STACCO MUSICALE

L.S. :”… con Arturo Stalteri stiamo parlando di Tolkien, ma anche delle connessioni o dei probabili punti di vicinanza tra Tolkien e la Rowling…”

A.S. : “J. K. Rowling, la geniale autrice di Harry Potter, protagonista di un grande e meritato successo, che ha colto alcune delle sue intuizioni dalla letteratura, dal cinema, dalla mitologia etc., ha “saccheggiato” anche Tolkien: il suo Voldemort, il mago cattivo sconfitto una prima volta dall’Harry Potter infante, ha bisogno della pietra filosofale per recuperare il proprio corpo fisico e la propria energia distruttiva: è un po’ quello che accade a Sauron, fisicamente annientato da Isildur, il quale attraverso “l’unico anello” tornerebbe ad essere invincibile.
Insomma, anche la Rowling è caduta preda della malia dell’anello del potere…”

STACCO MUSICALE

L.S. : “… l’eterno ragazzo Arturo Stalteri sta riscorrendo le pagine che più volte ha letto: parliamo ancora del capolavoro di J.R. R. Tolkien …”

A. S.: “ Si è detto che il SIGNORE DEGLI ANELLI è un romanzo senza dei: effettivamente non ci sono Esseri Superiori a cui rivolgersi, ai quali chiedere aiuto; i protagonisti, siano essi maghi, elfi, uomini, nani, orchi o hobbit, sanno di poter contare solo sulle proprie forze… ma non è del tutto vero! C’è una conversazione, secondo me illuminante, tra Gandalf e Frodo, durante la quale lo stregone dice di nutrire grandi speranze, dal momento che l’anello del potere è stato recuperato da una creatura buona come Bilbo Baggins: – Bilbo era destinato a trovare l’anello – esclama Gandalf. In questo modo egli afferma di credere in un disegno più alto, nel quale riporre la speranza che l’esistenza tenda verso il bene. Allo stesso stregone è concesso di tornare dagli abissi come “Gandalf il Bianco”. In tutti i casi il SIGNORE DEGLI ANELLI resta un romanzo in cui serpeggia una quieta disperazione: secondo me è una grande allegoria, un libro iniziatico, un viaggio tra adolescenza e maturità, tra incoscienza e consapevolezza. La Trilogia di Tolkien compie un piccolo miracolo: è come uno specchio, ti riflette sempre come sei, in poche parole cambia con te: la leggi a diciotto anni e ti suggerisce alcune verità, a trenta te ne rivela altre; spero di essere ancora su questo pianeta e in salute tra una quarantina d’anni per poterla leggere di nuovo, sono convinto che mi svelerà qualche altro segreto! E’ questa una qualità che ho trovato anche nel PICCOLO PRINCIPE, nella STORIA INFINITA e nel GIOCO DELLE PERLE DI VETRO… Qualcuno ha paragonato J.R.R .Tolkien a Dante Alighieri; Christopher Lee (che interpreta il malvagio Saruman nel film di Peter Jackson) ad Omero. Lee conobbe Tolkien negli anni cinquanta; aveva appena letto il romanzo e si inginocchiò davanti all’autore balbettando con voce rotta dall’emozione.
All’epoca della pubblicazione della Trilogia ci fu anche chi disse che la letteratura di Tolkien era una mera fuga dal reale: – Non si possono ignorare le realtà presenti, impellenti e inesorabili! –
A tali critiche l’autore rispose: – Sono realtà transitorie; le fiabe parlano di cose permanenti, non di lampadine elettriche, ma di fulmini!- E ancora: – Esiste una fiaba suprema che non è affatto una sotto-creazione, bensì il compimento della creazione…-“

STACCO MUSICALE

L.S. : ”… da musicista, Arturo Stalteri ci racconta ora qual è stata la colonna sonora che dentro di sé ha immaginato leggendo IL SIGNORE DEGLI ANELLI e come ha vissuto quelle che hanno contraddistinto i due lavori cinematografici che sulla Trilogia sono stati realizzati, ma non solo…”

A.S. : “ In epoca “progressive” avevo cominciato a comporre alcuni brani dedicati al romanzo di Tolkien, un progetto molto ambizioso … in realtà quelle tracce le ho disseminate qua e là nei miei dischi degli ultimi venti anni; attualmente sto recuperando e riarrangiando tutto questo materiale; sto anche componendo nuove musiche dedicate alla Trilogia…
Esistono moltissimi brani ispirati al capolavoro di Tolkien; ne cito solo alcuni: una buffa canzone addirittura di Leonard Nimoy (il “signor Spock” di Star Trek), dal titolo THE BALLAD OF BILBO BAGGINS, ma l’omaggio più’ bello rimane tuttora quello del musicista svedese Bo Hansson, che nel 1971 incideva MUSIC INSPIRED BY LORD OF THE RINGS: Hansson si rinchiuse alcuni mesi in una baita, con un manipolo di “folli” come lui e ne scaturirono quaranta minuti di musica ispiratissima, dai colori indefiniti, con sonorità molto profonde (sembra veramente il suono della “terra di mezzo”…); vogliamo parlare del rock? A parte i Led Zeppelin, che hanno preso più volte Tolkien come fonte di ispirazione nelle loro brani, ricordiamo i Rush con RIVENDELL, Ginger Baker (già batterista dei Cream), con MORDOR, il luogo del male assoluto; Enya (che tra l’altro firma due brani per il film di Peter Jackson) dieci anni fa aveva inciso LOTHLORIEN; la violista norvegese Ann Bjorg Lien ha intitolato un suo brano GALADRIEL, mentre in Austria vivono due musicisti che hanno come nomi d’arte proprio Gandalf e Galadriel: ancora, il ” Tolkien Ensemble”, dalla Danimarca, interpreta composizioni dedicate all’universo tolkieniano; i tedeschi Windstill hanno inciso FRODO’S ABENTEUER (L’avventura di Frodo); Johan De Meij, compositore belga contemporaneo, ha chiamato la sua prima sinfonia THE LORD OF THE RINGS ed ogni movimento dell’opera è dedicato ad un personaggio o ad un luogo del libro …
In poche parole, la Trilogia è una miniera inesauribile di emozioni e credo sia quasi impossibile resistere alla tentazione di dare un suono alle sensazioni che essa suscita (tra l’altro lo stesso Tolkien aveva pensato di mettere in musica alcune delle canzoni che si trovano all’interno del libro).
Terminiamo con Howard Shore, che ha composto la musica per la trasposizione cinematografica di Peter Jackson: Shore ha fatto uno splendido lavoro perché, a differenza di Leonard Rosenman (che firmava la colonna sonora della versione di Bakshi, troppo macchinosa), è riuscito a muoversi con leggerezza, anche nelle scene più drammatiche. Forse il momento più alto è quello che si svolge all’esterno delle miniere di Moria, dopo la scomparsa di Gandalf: un grande pianto commentato straordinariamente; una musica che soffre, così come soffrono i protagonisti del film…”

Si ringrazia RAI RADIO 2

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *