Storie Lontane

Prima stesura di “Storie Lontane”

Il titolo, Storie lontane, rispecchia perfettamente le emozioni evocatemi dalla lettura delle opere di Tolkien.

Oggi, a distanza di tanti anni, respiro ancora il fascino di quelle storie perdute e ritrovate, che traspare nonostante la scrittura acerba e ingenua. È solo un piccolo quadro musicale non ancora pubblicato, in attesa di rielaborazione nella seconda parte del mio viaggio musicale.

Ricordo che nel 1980 vidi al cinema il film d’animazione di Ralph Bakshi sul Signore degli Anelli. Un’opera incompleta, con un finale raffazzonato per problemi di costi e produzione. Eppure aveva il suo fascino, soprattutto nelle parti più inquietanti (memorabili i 9 Cavalieri, resi con una tecnica che mischiava ripresa dal vivo e animazione). Incoraggiato da un caro amico, mi decisi a leggere il libro: ed era il momento giusto.
Si dice che quando l’allievo è pronto, il maestro compare. Un principio che evidentemente può valere anche per libri e lettori.

La musica era allora il mio linguaggio principe. Studiavo pianoforte da 7 anni, non ero un virtuoso della tecnica ma ci ho sempre creduto, nella musica.

La crisi che la lettura degli Anelli indusse in me, una crisi profonda che affondava le sue radici nel mio carattere di bambino piuttosto chiuso e malinconico – pianti disperati all’ascolto della sigla iniziale dei programmi RAI, ore passate osservando il quadro di un pittore macchiaiolo raffigurante una strada al crepuscolo e chiedendomi cosa diavolo potesse mancarmi tanto a quella giovane età – fu anche la molla che mi spinse a un nuovo atto creativo. Perché leggendo il Signore degli Anelli mi resi conto che a mancarmi era proprio la Terra di Mezzo.

Fu così che Tolkien aprì due mondi alla mia mente, uno nella “realtà secondaria”, la Terra di Mezzo appunto, e uno nella “realtà primaria”, la composizione.
E la musica può narrare storie, o creare mondi secondari come nell’Ainulindalë.